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sabato 14 dicembre 2013
I Focaracci del 9 Dicembre
Un rito antichissimo si perpetua ogni 9 di Dicembre sulle colline dell'altopiano, nelle adiacenze dei tanti paesini (e naturalmente anche ad Arvello e alla Costa), l'accensione dei "focaracci". La tradizione vuole che nel lontano 1294, la Santa Casa della Vergine Maria, proprio quando stava per cadere sotto dominazione dei saraceni, venne sollevata e portata in volo fino a Loreto da degli Angeli, dove sarebbe stata al riparo dalle mani degli infedeli. E proprio per indicare la giusta direzione agli Angeli in volo, gli abitanti delle zone montane pensarono bene di aiutarli accendendo dei grandi fuochi. Da allora ogni anno, in questa data vengono accesi i "focaracci" per commemorare tale evento. In realtà tale tradizione sembra avere radici ben più arcaiche, che addirittura affondano nei riti pagani degli antichi umbri che così facendo volevano esorcizzare le tenebre di questi giorni (dove non a caso la durata della notte raggiunge i periodi
più lunghi) ed evocare con i fuochi il ritorno della primavera e della luce.
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la croce
Ubicazione:
Arvello, Foligno PG, Italia
martedì 10 dicembre 2013
Somewhere over the rainbow
Way up high
There's a land that I heard of
Once in a lullaby
Somewhere over the rainbow
Skies are blue
And the dreams that you dare to dream Yes they do, really do come true...
Way up high
There's a land that I heard of
Once in a lullaby
Somewhere over the rainbow
Skies are blue
And the dreams that you dare to dream Yes they do, really do come true...
domenica 26 maggio 2013
Santa Maria Giacobbe Patrona d'Arvello
Il 25 maggio cade la ricorrenza di Santa Maria Giacobbe, patrona d'Arvello, la quale viene festeggiata la domenica successiva a tale data.
Santa Maria Giacobbe era una delle Marie, le donne citate nei Vangeli come presenti alla crocifissione, alla morte, alla deposizione di Cristo e come prime testimoni della sua resurrezione. Maria moglie di Zebedeo e madre degli apostoli Giacomo e Giovanni è conosciuta anche con il nome di Santa Solomè.
Le numerose leggende nate sul suo conto, come d'altronde anche sui vari altri personaggi evangelici, narrano che dopo l'Ascensione del Signore gli apostoli si misero in viaggio per annunziare il Vangelo agli altri popoli.
Santa Maria Giacobbe dopo un lungo pellegrinaggio in compagnia di San Biagio e San Demetrio giunse in una cittadina nel Lazio presso l'odierno Frosinone. La santa stanca del viaggio chiese ospitalità ad un pagano, poi battezzato con il nome Mauro, a poca distanza dalle mura della cittadina. I suoi compagni invece entrarono in città e subirono il martirio. Maria rimase a casa di Mauro, lo convertì al cristianesimo e dopo circa sei mesi morì, il 3 luglio di un anno imprecisato.
Con riverenza Mauro raccolse le spoglie per la sepoltura, le racchiuse in una urna di pietra, sulla quale incise le parole:"Hae sunt reliquiae B Mariae Matris apostolorum Jocobi et Joannis". Impaurito dalla possibilità di subire il martirio egli stesso, fuggì in una caverna dove morì tre giorni dopo.
Parecchio tempo dopo alcuni pagani trovarono l'urna contenente le reliquie della santa ed informaro il preside e questi credendo che vi fosse nascosto un tesoro, ordinò di aprirlo, e trovandovi i resti della santa e senza fare attenzione all'epigrafe, ordinò, con disprezzo, di gettarli sulla piazza.
Nel frattempo un uomo greco pensò di salvare il prezioso tesoro dopo aver letto l'iscrizione e di notte furtivamente raccolse tutte le ossa, le avvolse in un panno e le portò fuori la città, presso le mura.
Quindi sulla pietra e su una carta scrisse le parole "Maria Mater Joannis Apostoli et Jacobi ene ista". Molti secoli dopo ed esattamente il 25 maggio 1209 la cassa venne rinvenuta dove era stata sepolta. Accorsero subito vescovi e abati dalle vicinanze per sincerarsi del ritrovamento e proprio mentre alcuni vescovi sollevarono le reliquie per mostrarle ai migliaia di fedeli presenti, da un osso della tibia si vide sgorgare sangue vivo e copioso, nel vedere ciò, tutto il popolo rese grazie a Dio.
Nello stesso secolo si instaurò a Pale il culto per Santa Maria Giacobbe, il santuario divenne presta meta di pellegrinaggio da parte di tutta Europa, sembra infatti che portarsi in pellegrinaggio in questo luogo e strofinandosi lungo le rocce incontrate negli ultimi metri del tragitto avrebbe curato ogni forma di artrite e mal di ossa. Ad Arvello sembra che il culto sia stato portato da monaci orientali di questo santuario nel tardo medioevo.
Santa Maria Giacobbe era una delle Marie, le donne citate nei Vangeli come presenti alla crocifissione, alla morte, alla deposizione di Cristo e come prime testimoni della sua resurrezione. Maria moglie di Zebedeo e madre degli apostoli Giacomo e Giovanni è conosciuta anche con il nome di Santa Solomè.
Le numerose leggende nate sul suo conto, come d'altronde anche sui vari altri personaggi evangelici, narrano che dopo l'Ascensione del Signore gli apostoli si misero in viaggio per annunziare il Vangelo agli altri popoli.
Santa Maria Giacobbe dopo un lungo pellegrinaggio in compagnia di San Biagio e San Demetrio giunse in una cittadina nel Lazio presso l'odierno Frosinone. La santa stanca del viaggio chiese ospitalità ad un pagano, poi battezzato con il nome Mauro, a poca distanza dalle mura della cittadina. I suoi compagni invece entrarono in città e subirono il martirio. Maria rimase a casa di Mauro, lo convertì al cristianesimo e dopo circa sei mesi morì, il 3 luglio di un anno imprecisato.
Con riverenza Mauro raccolse le spoglie per la sepoltura, le racchiuse in una urna di pietra, sulla quale incise le parole:"Hae sunt reliquiae B Mariae Matris apostolorum Jocobi et Joannis". Impaurito dalla possibilità di subire il martirio egli stesso, fuggì in una caverna dove morì tre giorni dopo.
Parecchio tempo dopo alcuni pagani trovarono l'urna contenente le reliquie della santa ed informaro il preside e questi credendo che vi fosse nascosto un tesoro, ordinò di aprirlo, e trovandovi i resti della santa e senza fare attenzione all'epigrafe, ordinò, con disprezzo, di gettarli sulla piazza.
Nel frattempo un uomo greco pensò di salvare il prezioso tesoro dopo aver letto l'iscrizione e di notte furtivamente raccolse tutte le ossa, le avvolse in un panno e le portò fuori la città, presso le mura.
Quindi sulla pietra e su una carta scrisse le parole "Maria Mater Joannis Apostoli et Jacobi ene ista". Molti secoli dopo ed esattamente il 25 maggio 1209 la cassa venne rinvenuta dove era stata sepolta. Accorsero subito vescovi e abati dalle vicinanze per sincerarsi del ritrovamento e proprio mentre alcuni vescovi sollevarono le reliquie per mostrarle ai migliaia di fedeli presenti, da un osso della tibia si vide sgorgare sangue vivo e copioso, nel vedere ciò, tutto il popolo rese grazie a Dio.
Nello stesso secolo si instaurò a Pale il culto per Santa Maria Giacobbe, il santuario divenne presta meta di pellegrinaggio da parte di tutta Europa, sembra infatti che portarsi in pellegrinaggio in questo luogo e strofinandosi lungo le rocce incontrate negli ultimi metri del tragitto avrebbe curato ogni forma di artrite e mal di ossa. Ad Arvello sembra che il culto sia stato portato da monaci orientali di questo santuario nel tardo medioevo.
martedì 21 maggio 2013
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domenica 28 aprile 2013
Scuri Azzurri
La vita non è quella che si è vissuta,
ma quella che si ricorda
e come la si ricorda per raccontarla.
Gabriel Garcia Marquez
giovedì 14 marzo 2013
mercoledì 13 marzo 2013
Storia di Arvello e di Costa d'Arvello
STORIA ANTICA
La posizione e la particolare orografia del territorio Plestino, ha favorito sin dai tempi più antichi lo sviluppo di itinerari transappenninici che mettevano in collegamento il Mar Adriatico con quello Tirreno, rendendo così possibile il popolamento di queste zone. Le più antiche testimonianze della presenza dell'uomo si attestano a circa 25000 anni fa (Paleolitico Superiore), e sono riferibili ad un insediamento ritrovato nei pressi delle Fonti delle Matinate. Da allora fino all'Età del Bronzo (XVIII sec. a.C.) sono molte le testimonianze dell'uomo pervenuteci su tutta l'area degli altopiani. Ma è con l'Età del Ferro (X-VII sec. a.C), che grazie ai miglioramenti climatici e quindi delle condizioni di vita, che si assiste ad un processo di stabilizzazione dei grandi gruppi etnici, nel centro Italia saranno gli Umbri a dare vita ad una civiltà che segnerà la storia futura di tutta la penisola. Popolo antichissimo, secondo Plinio il Vecchio, che addirittura fa risalire allo stesso nome (in greco ombros cioè diluvio) un origine ante diluviana del popolo più antico del mondo. Leggende a parte, gli Antichi Umbri, hanno sviluppato la loro civiltà anche nel nostro altopiano, in particolare con la tribù dei Plestini, che prendono il nome dal loro centro principale, posto lungo l'antico lago Plestino, nei pressi dell'attuale chiesta di Pistia (appunto). Anche Arvello porta segni di questa sua antica origine, intanto nel suo stesso nome. Arvello infatti deriva dalla parola umbra arves, arva che significa "campi coltivati" a dimostrazione dell'antichissima generosità di queste terre. Oltre al nome sono molti i segni che ci hanno lasciato, a partire dallo stesso "accento" di alcune lettere pronunciate ancora come allora dagli abitanti della zona, per esempio la erre aspirata. Ma ci sono anche necropoli, antichi sentieri, rinvenimenti di utensili e manufatti vari, un po' dappertutto. Per non parlare dei resti del castelliere posto sulla sommità del monte di Arvello, antica fortificazione di quelle genti. Successivamente alla sconfitta subita nella battaglia di Sentinum nel 295a.C. che vide contrapposte le popolazioni umbre, sannite, galliche ed etrusche ai romani, la zona entrò sempre più nella sfera di influenza culturale, politica e sociale del mondo romano, godendo di una certa prosperità e tranquillità fino al crollo dell'impero. Di questo periodo possiamo osservare i resti di una villa romana, posta nelle adiacenze del "Castellaro" che poi diede vita al piccolo abitato di Talogna.
MEDIOEVO
La più antica menzione della località si ha in una carta di Sassovivo del giugno 1157, attestante la donazione da parte di un certo Ugolino alla chiesa di Santo Stefano in Gallano di una terra ed un prato in Alvellu. Possessiones et homines in Alvello figurano (1198)nel patrimonio del monastero di Santo Stefano di Gallano. Altri documenti (1213-1226) testimoniano l'acquisizione da parte dello stesso monastero di terreni situati in vocabuli Plani Alvelli. Le carte relative alla visita pastorale del presule di Foligno Monsignor Vincentini attestano nel 1670, l'esistenza di un MONTE FRUMENTARIO di cui si è persa completamente la memoria tra gli abitanti e pertanto non è possibile localizzare. Si ritiene che l'odierno Arvello sia nato per gemmazione dell'attuale Costa d'Arvello che perciò quest'ultima dovrebbe ritenersi l'Arvello antico. Una CHIESA DELLA MADONNA DEL CARMINE in Arvello, oggi SANTA MARIA GIACOBBE, è citata per la prima volta in occasione della visita pastorale di Monsignor Troili nella sua diocesi di Foligno. A quanto risulta, tuttavia, fino agli anni Quaranta del secolo scorso ad Arvello non esisteva una vera chiesa, ma si utilizzava come luogo di culto un ambiente posto all'interno di un edificio privato, in cui era conservata una tela della Madonna del Carmelo. Questo edificio esiste ancora, sebbene sia stato trasformato in magazzino; esso è facilmente riconoscibile ha la fronte leggermente arretrata rispetto alla schiera di cui fa parte, schiera posta a monte della strada che, uscendo dal centro, si dirigeva ad Annifo passando a Sud del Castellaro. Poichè questo edificio fu danneggiato da un incendio (1949), nel 1950 venne realizzata la chiesa attuale a sua volta colpita dal terremoto del 1997. Il toponimo Costa d'Arvello è documentato solo a partire dal 1756, prima di allora incontriamo sempre Arvello e una chiesa di San Mariano in Arvello: indicata come cappella (1239) dipendente dal monastero di Santo Stefano in Gallano, poi come chiesa (1295) quindi come chiesa di San Margano, o San Marzano o San Martino de Avello (1333-1334), in seguito come chiesa parrocchiale unita a Santo Stefano in Gallano (1573), poi ripetutamente mensionata (1699 - 1746) insieme a Santa Maria del Carmine come una delle due chiese officiate in Arvello e nel frattempo (già nel 1739) unite alla parrocchiale di Fondi; finalmente, nel 1746, come abbiamo già ricordato, ci citavano in netta distinzione. Arvello e Costa d'Arvello, con una dedicata a San Mariano. Ne traiamo la conclusione che Costa d'Arvello sia da ritenere l'insediamento più antico, quello documentato sin dal 1157 e sempre indicato come Arvello fino al settecento; che poi, quale gemmazione d'Arvello, sia sorto più in alto il villaggio attuale d'Arvello. A Costa d'Arvello in posizione sopraelevata rispetto alla strada troviamo la chiesa di San Mariano, oggi dedicata a Santa Lucia; dovrebbe essere stata riedificata o aver subito un rifacimento parziale nel corso del cinquecento; ha una pianta rettangolare, l'ingresso posto su uno dei lati lunghi e un campanile a vela.
martedì 12 marzo 2013
LA STRADA CHE NON PRESI
di Robert Frost
Due strade divergevano in un bosco giallo
e mi dispiaceva non poterle percorrere entrambe
ed essendo un solo viaggiatore, rimasi a lungo
a guardarne una fino a che potei.
Poi presi l’altra, perché era altrettanto bella,
e aveva forse l’ aspetto migliore,
perché era erbosa e meno consumata,
sebbene il passaggio le avesse rese quasi simili.
Ed entrambe quella mattina erano lì uguali,
con foglie che nessun passo aveva annerito.
Oh, misi da parte la prima per un altro giorno!
Pur sapendo come una strada porti ad un’altra,
dubitavo se mai sarei tornato indietro.
Lo racconterò con un sospiro
da qualche parte tra anni e anni:
due strade divergevano in un bosco, e io -
io presi la meno percorsa,
e quello ha fatto tutta la differenza.
Arvello...
Il paese si prepara al lungo e freddo inverno che da qui a poco lo avvolgerà, ancora, nella luce di questa sera di fine autunno, è possibile assaporare il tepore della stagione che volge al termine.
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