Il 25 maggio cade la ricorrenza di Santa Maria Giacobbe, patrona d'Arvello, la quale viene festeggiata la domenica successiva a tale data.
Santa Maria Giacobbe era una delle Marie, le donne citate nei Vangeli come presenti alla crocifissione, alla morte, alla deposizione di Cristo e come prime testimoni della sua resurrezione. Maria moglie di Zebedeo e madre degli apostoli Giacomo e Giovanni è conosciuta anche con il nome di Santa Solomè.
Le numerose leggende nate sul suo conto, come d'altronde anche sui vari altri personaggi evangelici, narrano che dopo l'Ascensione del Signore gli apostoli si misero in viaggio per annunziare il Vangelo agli altri popoli.
Santa Maria Giacobbe dopo un lungo pellegrinaggio in compagnia di San Biagio e San Demetrio giunse in una cittadina nel Lazio presso l'odierno Frosinone. La santa stanca del viaggio chiese ospitalità ad un pagano, poi battezzato con il nome Mauro, a poca distanza dalle mura della cittadina. I suoi compagni invece entrarono in città e subirono il martirio. Maria rimase a casa di Mauro, lo convertì al cristianesimo e dopo circa sei mesi morì, il 3 luglio di un anno imprecisato.
Con riverenza Mauro raccolse le spoglie per la sepoltura, le racchiuse in una urna di pietra, sulla quale incise le parole:"Hae sunt reliquiae B Mariae Matris apostolorum Jocobi et Joannis". Impaurito dalla possibilità di subire il martirio egli stesso, fuggì in una caverna dove morì tre giorni dopo.
Parecchio tempo dopo alcuni pagani trovarono l'urna contenente le reliquie della santa ed informaro il preside e questi credendo che vi fosse nascosto un tesoro, ordinò di aprirlo, e trovandovi i resti della santa e senza fare attenzione all'epigrafe, ordinò, con disprezzo, di gettarli sulla piazza.
Nel frattempo un uomo greco pensò di salvare il prezioso tesoro dopo aver letto l'iscrizione e di notte furtivamente raccolse tutte le ossa, le avvolse in un panno e le portò fuori la città, presso le mura.
Quindi sulla pietra e su una carta scrisse le parole "Maria Mater Joannis Apostoli et Jacobi ene ista". Molti secoli dopo ed esattamente il 25 maggio 1209 la cassa venne rinvenuta dove era stata sepolta. Accorsero subito vescovi e abati dalle vicinanze per sincerarsi del ritrovamento e proprio mentre alcuni vescovi sollevarono le reliquie per mostrarle ai migliaia di fedeli presenti, da un osso della tibia si vide sgorgare sangue vivo e copioso, nel vedere ciò, tutto il popolo rese grazie a Dio.
Nello stesso secolo si instaurò a Pale il culto per Santa Maria Giacobbe, il santuario divenne presta meta di pellegrinaggio da parte di tutta Europa, sembra infatti che portarsi in pellegrinaggio in questo luogo e strofinandosi lungo le rocce incontrate negli ultimi metri del tragitto avrebbe curato ogni forma di artrite e mal di ossa. Ad Arvello sembra che il culto sia stato portato da monaci orientali di questo santuario nel tardo medioevo.
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